23 Mag 2018

Soft skill, competenze su cui investire

La quarta rivoluzione industriale causerà la perdita di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo, ma creatività e intelligenza emotiva ci salveranno

Il problem solving resterà la soft skill più ricercata, ma diventeranno importanti anche il pensiero critico, la creatività e l’intelligenza emotiva (EQ). Secondo il World Economic Forum, sono soprattutto queste le competenze su cui investire nel mercato del lavoro per fronteggiare la quarta rivoluzione industriale, destinata a cambiare per sempre la società e l’economia mondiale.

È stato ipotizzato che l’effetto di questa rivoluzione sul mercato del lavoro sarà la perdita di cinque milioni di posti in tutto il mondo entro il 2020, rimpiazzati da robot e intelligenza artificiale. Ma l’evoluzione dei mercati e dei modelli di business creerà anche nuove opportunità: per coglierle al volo è necessario investire fin da subito in nuove competenze e capacità.

Le abilità tecniche, necessarie per riconvertire aziende esistenti secondo i canoni del digitale e dell’industria connessa, saranno però solo una parte dei requisiti del prossimo decennio. Da un recentissimo studio Adapt-Assolombarda , a fronte di ambienti di lavoro e dinamiche di mercato sempre più complesse, diventa imprescindibile investire anche in competenze trasversali. Capacità di comunicazionecondivisione delle informazioniapprendimento dall’esperienza,decision making risulteranno fondamentali per la gestione dei nuovi processi aziendali in fase di gestione e di vendita del prodotto. Per questo motivo, sempre più aziende si rivolgono alla figura professionale dello psicologo per analizzare e sviluppare questi aspetti.

Così, mentre ci avviciniamo a grandi passi verso una rivoluzione industriale caratterizzata dal protagonismo dell’automazione in tutte le attività umane e dai sorprendenti sviluppi dell’intelligenza artificiale, diventa urgente preservare quelle competenze che ci consentono di guidare il cambiamento invece di subirlo passivamente. In ogni contesto lavorativo, l’attenzione verso le soft skill non può più essere considerata di secondaria importanza. Soprattutto l’intelligenza emotiva può generare una molteplicità di benefici e innescare diversi processi virtuosi non solo per i manager e coloro che detengono posizioni di leadership, ma anche per tutti i dipendenti al fine di focalizzarsi sulle esigenze e sullerichieste del cliente, sintonizzandosi con esso.

L’EQ, infatti, permette di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascuno per ottimizzare il lavoro di squadra; predispone all’ascolto attivo e all’empatia con una maggiore apertura a feedback e opinioni altrui; coltiva il senso di appartenenza; alimenta la fiducia come driver della produttività, di un clima aziendale favorevole ed ottimista. Allenare l’intelligenza emotiva significa concedersi un’opportunità per essere ed agire in maniera più consapevole e strategica nella vita di ogni giorno, in ogni contesto lavorativo e sociale. In azienda, ciò indirizza le scelte organizzative verso un vero e proprio change management  da praticare a tutti i livelli.

Per migliorare la produttività e il lavoro di squadra una buona strategia sarebbe quella di utilizzare l’intelligenza emotiva nella selezione e, soprattutto, nella formazione del personale. Secondo lo psicologo Daniel Goleman, competenze come la consapevolezza di sé, la capacità di auto-organizzarsi, l’empatia e la capacità di gestire le relazioni personali – i fondamenti dell’intelligenza emotiva – possono essere apprese in qualsiasi momento della vita. Nella formazione dei dipendenti più giovani, le aziende dovrebbero porre enfasi su collaborazione e lavoro di squadra, comunicazione e altre “soft skill”.